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giornalismo spazzatura? 
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Iscritto il: martedì 25 gennaio 2005, 17:04
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Messaggio giornalismo spazzatura?
L'ospedale non ha il macchinario?
C'è la "soffiata" allo studio privato



News
■ Dillo al Messaggero/ O paghi o aspetti
Marrazzo: mai più malati in fila per ore
Approfondimenti
■ La lettera: il cittadino è solo, difendiamolo/di Armando Trovajoli
di Giovanni Sgardi
ANCONA (23 novembre) - Sentirsi dire che c’è un male bastardo annidato nei tuoi occhi e che non sono in grado di curarlo. Sentirsi dire che quel male può accecarti da un momento all’altro e per combatterlo devi arrangiarti da solo, perchè il macchinario per la diagnosi definitiva non c’è nell’ospedale della tua città. E che ospedale: Torrette, la “cattedrale bianca” a nord di Ancona con tanto di reparti super-specialistici e cliniche universitarie; il polo sanitario più grande delle Marche. Quell’apparecchiatura c’è, però, in un ambulatorio oculistico privato che, una manciata di minuti dopo il “niet” di Torrette, telefona al paziente: «Abbiamo saputo del suo problema e per l’esame abbiamo l’apparecchiatura che fa per lei». Prego, a sua disposizione. A pagamento, of-course.

E’ successo qualche anno fa, ma quel “giochetto” sulla sua pelle ancora brucia al giovane anconetano che, dopo la solita trafila di denunce e proteste finite nel nulla, ha deciso di dirlo al Messaggero. Con una speranza: che finalmente si costituisca nelle Marche un centro specializzato per le malattie rare dell’occhio. O, quanto meno, alzando le mani davanti alle pecche del proprio ospedale, qualcuno sappia dare l’informazione giusta, dire dove e a chi rivolgersi nella sanità pubblica, senza spedire il paziente tra le braccia dei privati.

Angelo (ma non è il suo vero nome, perchè non vuol aggiungere alla sofferenza di malato lo sconvolgimento provocato dal clamore) è sul limitare del buio per colpa del cheratocono bilaterale, una patologia genetica che deforma e sfalda la cornea fino a portare alla cecità. Un male che lui tiene a bada sottoponendosi periodicamente a topografia corneale, esame che permette ai medici di sagomare speciali lenti a contatto, l’accertamento che a Torrette non gli hanno potuto fare. «Allora, quando l’oculista ipotizzò la diagnosi, nemmeno sapevo cosa significasse la parola cheratocono - racconta Angelo -. Telefonai d’istinto a Torrette, l’ospedale della mia città, e una voce femminile mi disse che non c’era l’apparecchiatura. Non chiesi chi fosse quella signora: dottoressa, segretaria, infermiera. Fu una leggerezza, lo so. Ma ero sconvolto dall’idea di quel male che voleva rubarmi gli occhi. Non feci domande, anche perchè non sapevo quello che, di peggio, ancora mi aspettava».

Già, quello squillo di telefono che poco dopo lasciò Angelo di sasso. «La collaboratrice dell’ambulatorio privato che mi proponeva la topografia corneale conosceva il mio nome e il mio cognome, sapeva quello di cui soffrivo. Non le feci finire nemmeno la frase, urlai tutta la mia rabbia al telefono chiedendo a quella donna come si chiamasse, come avesse fatto a contattarmi, chi le avesse dato quelle informazioni. La risposta fu un clic, non l’ho più risentita».
Angelo schiumava rabbia, ma la sua priorità era un’altra. Prima di prendere di petto lo scandaloso trattamento ricevuto a Torrette, doveva trovare una struttura pubblica in grado di curarlo. Il giro di telefonate alla fine risultò fruttuoso, nelle Marche c’erano un topografo corneale a Fabriano e un altro a Senigallia. «Mi rivolsi al primo ospedale, perchè sede anche della Banca delle cornee - prosegue il paziente anconetano -. Mi fecero l’esame in tempi rapidi, il personale si comportò in maniera ineccepibile». Ma Angelo aveva bisogno di un centro specializzato nelle malattie dell’occhio, in grado di far fronte a tutte le complicazioni della sua situazione. «Trovai una struttura ospedaliera ad hoc a Grosseto, poi un’altra in Lombardia. Grazie a questi centri tengo sotto controllo l’evoluzione della malattia, nella speranza che la ricerca sulle staminali mi salvi dal trapianto della cornea. Ma la cosa eccezionale è che ora non ho più paura, non sono più solo nella mia battaglia».

Ci sono però i conti aperti con Torrette. Angelo ha inviato una denuncia al Tribunale del malato del capoluogo che, scisso nel frattempo in due organismi, non ha ancora messo a punto un’offensiva incisiva. Nel frattempo il grande ospedale (880 posti letti) ha accorparto la divisione e la clinica di oculistica in un unico reparto, cambiato i primari di allora, introdotto due anni fa la topografia corneale. Nessuno sa nulla del caso di Angelo. «E se all’epoca ci fosse stato un dipendente infedele con contatti illeciti con i privati - dicono dall’Ufficio pubbliche relazioni - rintracciarlo ora, senza una denuncia contenente nomi e cognomi, dopo tanti cambiamenti, sarebbe impossibile».

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Io se fossi Dio
Non avrei fatto gli errori di mio figlio
e sull’amore e sulla carità
Mi sarei spiegato un po’ meglio.


domenica 23 novembre 2008, 18:09
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